mercoledì 4 luglio 2007

risposte a Lisbona in Europa

P r e m e s s a
Alcune recenti riunioni degli organi della UE (Commissione ,Consiglio,,)hanno preso in conside-razione la situazione degli Stati membri nei confronti degli obiettivi da raggiungere secondo il
vertice di Lisbona.Vediamo da vicino i contenuti di tale accordo europeo.
RISCONTRI A LISBONA SULL’ ISTRUZIONE

I recenti interventi del governo nel settore scolastico riportano in evidenza i contenuti e gli obiettivi che il Consiglio dei Ministri europei - con la conferenza di Lisbona (2000)– ha elaborato per lanciare una strategia complessiva di intervento per lo sviluppo entro il 2010 dei sistemi di istruzione e di formazione .Sono coinvolti tutti i Paesi membri ,affinché in Europa si possa sviluppare “ un’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo,in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro ed una maggiore coesione sociale “.
Sempre entro il 2010 i Paesi dell’UE devono raggiungere tre obiettivi:
1-aumentare la qualità e l’offerta dei sistemi di istruzione e di formazione
2-facilitare l’accesso ai sistemi d’istruzione e di formazione
3-aprire i sistemi di istruzione e formazione al mondo esterno,in particolare agli adulti ( lifelong learning )
In quale situazione si trovano oggi , nel 2006,i sistemi scolastici dei diversi Paesi come anche dell’ Italia ? Quali sono stati gli interventi dei diversi Paesi dell’ U.E. per poter migliorare i settori indicati a quasi quattro anni dalla scadenza dell’ accordo europeo ?In Italia qualcosa si è mosso,ma occorrono precisi e definiti progetti nei tre settori indicati a Lisbona,progetti che ,con i tagli imposti dalla finanziaria 2006, (segnatamente nel settore della ricerca)stentano a definirsi e a realizzarsi negli obiettivi concordati in sede comunitaria.L’ aspetto istituzionale italiano,che va debitamente considerato, pone in evidenza che nei diversi settori ,dopo la riforma del Ministero della pubblica istruzione,si profilano le competenze di ogni regione , o meglio degli uffici scolastici regionali.Ad essi ed alla loro autonomia vanno ricondotti gli interventi e i progetti che si intendono programmare e realizzare nei settori concordati a Lisbona. Occorrerà quindi considerare le iniziative che in sede regionale, ed anche nazionale,i competenti uffici scolastici hanno intrapreso o intendono intraprendere.Il fattore tempo sarà molto decisivo sia nel settore della conoscenza che in quello della maggiore coesione sociale.
All’analisi sugli esiti e progressi fatti nel settore dell’ istruzione e della formazione dai Paesi dell’ U.E. un valido contributo è fornito dal recentissimo terzo Rapporto della Commissione Europea (Bruxelles,giugno 2006),in relazione ai 29 indicatori e ai 5 benchmark definiti nel summit di Lisbona 2000.

I t r e obiettivi da raggiungere entro il 2010
Sin dall’ inizio dell’ esame degli esiti ,il rapporto evidenzia un quadro complessivo ancora di difficoltà per la maggior parte dei Paesi,,soprattutto nei campi maggiormente connessi alla creazione di una società basata sulla conoscenza e sull’ inclusione sociale,più sensibile alla ricerca ed all’innovazione. Nel contesto italiano
non si registrano progressi significativi per quanto riguarda la lotta all’abbandono scolastico (siamo al 15%,mentre si dovrebbe scendere al 10%),l’incremento dei tassi dei diplomati e l’ acquisizione delle competenze indispensabili.Di questo passo può succedere,sostiene il rapporto,che un’ampia fascia delle future generazioni si collocherà in una situazione di esclusione sociale ,con grandi costi personali,ma anche economici e sociali.
In ordine al 1.o obiettivo,il raggiungimento del benchmark dell’85% dei diplomati entro il 2010 implica che altri 2 milioni di giovani tra i 20 e i 24 anni acquisiscano il titolo di studio di scuola secondaria superiore.Attualmente il tasso fluttua attorno al 77 %, un dato che anche in Italia deve essere portato a quota 85%.E’ interessante notare il fatto che nuovi Paesi membri dell’ U.E. ,come Slovacchia,Slovenia e Repubblica Ceca,registrano un tasso di completamento della scuola secondaria che va dal 90 % al 91,50 %.
In questo settore va inclusa la situazione della dispersione scolastica,che interessa da vicino l’Italia,dove da cinque anni poco è stato fatto,segnatamente in quelle regioni dove notevole è il tasso di abbandono e di non completamento del ciclo secondario superiore.Attualmente nell’ U.E.( dati 2005 ) circa 6 milioni di giovani tra i 18 e i 24 anni ( pari al 15 %) hanno lasciato gli studi prematuramente. La riduzione del tasso a non più del 10 %,entro il 2010,comporterebbe il proseguimento degli studi per di più di 2milioni di giovani, di cui oltre mezzo milione di giovani italiani.
Per il 2. obiettivo,per facilitare ed aumentare l’accesso all’istruzione,l’U.E. dovrebbe raddoppiare la quantità di investimenti per gli studenti dell’istruzione superiore per raggiungere i livelli di spesa di Paesi come gli Stati Uniti. Attualmente i Paesi dell’ U.E. investono poco e molto basso è il tasso d’investimenti privati se confrontati con i paesi più competitivi del mondo (Usa,Canada, Regno Unito,Svezia,Olanda,..).In Italia il livello di spesa va accresciuto in modo organico per diminuire il tasso di abbandono della scuola secondaria superiore,ancora elevato in relazione agli indicatori di Lisbona.
Correlato a questo obiettivo è la situazione dei laureati,in Italia e negli altri Paesi UE,in matematica,fisica e tecnologie.Il numero annuale dei laureati dovrebbe aumentare fino al 2010,mentre invece si registra un progresso molto lento.In Italia per alcuni settori chiave ,come fisica,matematica e statistica . il numero delle iscrizioni è in costante declino.E’ una situazione che va adeguatamente seguita da parte delle competenti autorità italiane e sarà compito del Ministro Fioroni assumere adeguate iniziative per raggiungere i termini del protocollo dell’U:E:
In ordine al 3. obiettivo (lifelong learning), più di 4 milioni di adulti dovrebbero partecipare a percorsi di formazione nel 2010 se si vuole acquisire il benchmark di una partecipazione pari ad almeno il 12,5 %.L’ Italia ,diversamente da quanto hanno esperito alcuni Paesi europei come Svezia,Regno Unito,Svizzera,ha fatto poco nel settore dell’ educazione permanente,riducendo gli interventi per i CTP e non riuscendo a costruire strategie formative più integrate(scuola ed enti territoriali),più coerenti ed inclusive di lifelong learning. Ministero della P.I. e Direzioni scolastiche regionali si devono attivare sollecitamente,con adeguati piani di intervento .
I dati poco incoraggianti per l’ Italia e il suo sistema scolastico presentati nel 3 .Rapporto della Commissione Europea trovano una coerente conferma in un altro recente e corposo Rapporto OCSE del 2006 (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico),dove per il secondo anno la scuola italiana riceve una negativa valutazione : sistema d’istruzione e di formazione molto costoso e dagli scarsi risultati. Per le scuole di altri Paesi come quelle del Regno Unito, della Germania o della Svizzera i valori registrati sui loro sistemi scolastici sono buoni e registrano sensibili miglioramenti in questi ultimi anni.
L’ Ocse analizza la situazione delle persone comprese tra 25 e 64 anni. Con questo benchmark tra i 30 Paesi esaminati, l’ Italia è al penultimo posto ( l’ultima la Turchia ) per numero di laureati: appena l’ 11 % delle persone comprese in quella fascia d’età .Notevole è il divario tra l’ Italia e i paesi europei .La stessa situazione era stata registrata nel citato Rapporto dell’U.E. sul numero dei laureati nelle materie scientifiche: 1.227 ogni 100mila giovani contro i 2.128 della media Ocse.Diversa è la situazione negli altri paesi dell’ U.E,come Germania,Francia e Spagna.
Una negativa situazione si presenta anche per il numero dei diplomati : appena 48 su 100 abitanti,rispetto alla media Ocse attestata sui 67 %,sempre nella fascia d’ età 25- 64.
Due indicatori positivi invece sono stati rilevati per l’Italia in confronto agli altri Paesi: classi meno affollate e più ore di lezione (7.837 in confronto ad una media di 6000- 6500 di Paesi come Finlandia,Grecia,Germania,Giappone,Spagna).Per l’Italia favorevole è il rapporto alunni-insegnanti,,che però in pratica produce elevati costi per il personale,che assorbe così esorbitanti risorse finanziarie.
Da più parti si dice “ Serve una riforma” e il ministro della PI. sta iniziando l’opera con le sue “Note di indirizzo” ed altri interventi che possono migliorare lo stato della scuola in Italia,restituendo serenità e fiducia ai dirigenti,ai docenti,ai genitori degli alunni.In fondo è proprio vero quanto abbiamo potuto conoscere nelle scuole di altri paesi europei :sistemi scolastici efficienti possono avere (ed hanno)un impatto positivo sull’economia ,sulla società e sullo stile di vita di un popolo. viga